Google, la ricerca semantica e le search entity

La ricerca semantica, nel corso degli anni è cambiata. Se un tempo infatti, per ottenere una risposta opportuna dai motori di ricerca, dovevamo scrivere qualcosa di molto specifico, oggi possiamo rapportarci in maniera più semplice con la scelta delle query. Quasi come fare una domanda ad un altro utente. E tutto questo è dovuto al fatto che non navighiamo più sul web solo da pc, ma anche da tablet, smartphone ed altri device che hanno tutti un metodo diverso di interpretare gli input. I motori di ricerca inoltre, necessitano di capire come i dati siano collegati tra loro, anche in un singolo sito, per questo più informazioni siamo in grado di dare, più otterremo risultati soddisfacenti.

Ecco perché parliamo sempre più spesso di ricerca semantica: essa è una tecnica di ricerca di dati, in cui la query non è solo il mezzo per trovare la parola cercata dall’utente, ma anche di capire l’intento di quest’ultimo. Inoltre essa è spesso legata al contesto, ovvero tutto ciò che circonda la parola cercata. Unendo intento e contesto, avremmo perciò i risultati migliori, da parte dei motori di ricerca.

Ricerche correlate e search entity

Provate a digitare una parola su Google, ad esempio “virus”. Se non aggiungete altro, il motore di ricerca vi offrirà varie soluzioni: non solo pagine mediche, ma anche l’home page di un programma Rai e ovviamente la pagina di Wikipedia sui malware. A fondo pagina però, trovate la possibilità di migliorare la ricerca con le Ricerche correlate. Questo avviene perché, in mancanza di specifiche, Google, usa dare un “quadro generale”. Aggiungendo però qualcosa alla nostra query, in risultati cambiano: se ad esempio scriviamo “virus ebola”, otteniamo nelle SERP risultati inerenti come l’indirizzamento al sito di Medici senza frontiere, che tenta di combattere tale malattia. A fondo pagina, abbiamo inoltre la prova che Google ha capito cosa stiamo cercando in realtà, e non solo: vi è infatti una nuova query pronta per noi, ovvero “Virus ebola Italia”. E qui entrano in gioco le search entity.

Perché Google ci ha proposto proprio una ricerca dedicata allo stato in cui viviamo? Perché sa dove ci troviamo, ed immagina che vogliamo informazioni relative al contagio in quest’area geografica. Tuttavia le search entity non si limitano a questo: vengono analizzate anche lo storico delle ricerche fatte dall’utente, ma anche le correlazioni con una gran quantità di dati da lui visualizzati sull’argomento in base anche ai link da visitati. È per questo che i suggerimenti di ricerca saranno diversi da persona a persona: il motore di ricerca intuisce quello che l’utente vuole sapere in base a quello che ha cercato in precedenza.

Markup semantico

Per chi scrive sul web e lo usa per lavoro, è importante perciò capire e sfruttare la ricerca semantica. Google e gli altri motori di ricerca devono trovarci e farci raggiungere dagli altri utenti. Per questo diventa indispensabile il markup semantico. Ragioniamo quindi, in modo semplice: chiediamoci quale sia la via più facile e immediata per descrivere quello che facciamo, e aggiungiamo termini vicini al contesto creato. Usiamo i social per farci trovare. Mai come oggi, la semantica rappresenta un modo per comunicare in maniera diretta con altri utenti e possibili clienti.

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