Consigli e spunti di riflessione per la tua Brand Strategy

“Come mai nessuno visita il mio sito?” disse il cliente e, dopo le dovute verifiche sul lavoro SEO, devo partire con i consigli sulla Brand Strategy. E parto da lontano.

La conoscete via dei Condotti a Roma? Collega via del Corso a piazza di Spagna ed è molto famosa perché – assieme alle vie vicine – ospita negozi per gente con portafoglio a fisarmonica. Ne elenco alcuni direttamente leggendoli da Google Maps: Salvatore Ferragamo, Louis Vitton, Bulgari, Dior, Class, Cartier, Moncler, Prada, Max &CO, Dolce&Gabbana, Tod’s e Hermes Italie. Per me le prime 5 posizioni di Google per qualsiasi ricerca equivalgono ad un negozio in questa bella passeggiata romana.

Ora, tornando alla Capitale: riuscite a comprare un negozietto, mettete in vetrina il vostro bel prodotto ma non entra nessuno. Scusate, ma chi vi conosce? Lo facciamo tutti, troviamo qualcuno tra le prime posizioni, non lo conosciamo e scendiamo a cercare qualcosa che abbiamo già sentito, visto, ascoltato, apprezzato.

Generalmente, questo tipo di problema viene rilavato quando si lavora con le PMI: hanno il sito da tempo (tutti ce l’hanno e quindi si sono adeguati), usano solo la rete commerciale classica (telefono e visite) e scoprono che i loro competitors sono più all’avanguardia di loro.

E allora miro a 3 consigli o, forse meglio, spunti di riflessione.

1. Brand è dichiarare cosa vogliamo raggiungere

La vostra brand strategy deve portarvi a giocare a carte scoperte, date agli utenti ciò che siete, siate sinceri, non pensate solo ai soldi ma fate parlare le emozioni.

“Sono Giulia, la libraia di [tanti titoli] mi piace confrontarmi con il lettore, vederlo annusare i libri, conoscere il suo autore preferito e vederlo ritornare perché ho saputo consigliarlo.”

“Sono Paolo, l’idraulico di [tubi rotti], lo faccio da quando avevo 7 anni e accompagnavo mio padre per passargli i ferri. È bello entrare nelle case, vedere come vivete, scoprire i lati nascosti di ognuno di voi. Non mi scambiate per un voyeur, mi raccomando. Il caffè che mi offrite di inverno e l’acqua e menta d’estate sono una costante a cui non voglio rinunciare.”

Magari è pure troppo, ma sempre meglio di “aggiusto lavandini, servizio garantito”.

2. Brand è essere riconoscibili

Se non avete tempo, risorse e soldi per farlo lasciate perdere e ne parliamo in tempi migliori. Avere sito, blog, landing page è importante? Sì. Basta? No. Siamo diventati tutti esigenti e bravissimi nel navigare: cerchiamo informazioni sui social, forum, influencer vari e valutiamo quanto l’azienda si è impegnata per la propria comunicazione.

Se non c’è impegno a farsi conoscere, non ce ne sarà nemmeno a servirci.

Quando mi chiedono “un’oretta al giorno per seguire la pagina Facebook” io dico che in un’oretta insegno loro come aggiungere un post alla pagina.

Dovete essere dove serve e comunicare, interagire, esprimervi, prendere la vostra posizione e non pensare MAI a ciò che state vendendo. Brand è quello che siamo per vendere, prima ancora di farlo. Non basta un’ora, serve una risorsa. E sapete cosa ancora non viene capito? Quella risorsa fa già il lavoro del commerciale per voi o, quantomeno, gli spiana la strada.

Più voi lavorate bene la vostra brand strategy in questo senso più facile sarà che sia il vostro potenziale cliente a venire da voi e non viceversa.

3. Brand è smetterla di pensare da azienda anni ’50

L’Italia in questo senso ancora non ce la fa: continua a scrivere “leader mondiale”, “personale efficiente”, “prodotti certificati di qualità”. BASTA. Sapete quanto tempo è che lo sappiamo che siete tutti i migliori nel vostro settore?

Fatelo per me, provate una ricerca con questi termini: siamo tutti al top… dubito! Fate pace con il vecchio marketing e adeguatevi alle nuove richieste: vogliamo pancia e cuore, basta comunicati pomposi! Dateci un pizzico di quel qualcosa in più, venite in mezzo a noi e conquistateci completamente.

Penso al mio caro ex Direttore nella mia vita precedente:

  • mandava un biglietto di auguri ad ogni compleanno;
  • il sabato quando si facevano gli straordinari o durante i lavori estivi di manutenzione ci dava la possibilità di allungare di qualche minuto la pausa, si portava pane e salame e offriva il caffè a tutti;
  • e se si era sotto organico? Nessuna paura. Lavorava con i ragazzi e in pausa li sostituiva per permettere loro di riposarsi;
  • a Natale festona allegra e quando si poteva cene tra i superiori alle Sagre di paese per farci amalgare e stemperare le difficoltà della giornata.

Il turnover? Bassissimo. Aveva conquistato i nostri cuori, davamo di più a lui e sopportavamo anche quello che non ci andava.

Questi sono i primi consigli per una Brand Strategy convincente che porto ai miei clienti. Se non vengono capiti questi tre punti, bisogna ripassare in tempi più maturi.

Non lasciatemi parlare da sola: “dite la vostra che io ho detto la mia”.
E come sempre, buon #SEOSPIRITO a tutti!

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